INIZIA IL CARNEVALE E PROSEGUE L' ISOLA CHE DANZA, IL PROGETTO DELLA REGIONE SARDEGNA

INIZIA IL CARNEVALE 
E PROSEGUE L' ISOLA CHE DANZA, IL PROGETTO DELLA REGIONE SARDEGNA

L'Isola che Danza, giunta alla sua quarta edizione, è un progetto ideato e realizzato dall'Agenzia della Regione Sardegna, SARDEGNA PROMOZIONE, in sintonia con l'Assessorato Regionale del Turismo, Artigianato e Commercio.
Nasce con l'obiettivo di celebrare, promuovere e valorizzare, in modo organico, gli eventi identitari e tradizionali della Sardegna dei primi mesi dell'anno, consolidati a livello locale, di forte richiamo turistico sul territorio, attraverso un'immagine unitaria dell'Isola durante il periodo di bassa stagione, intesa anche a vivacizzare le comunità che li celebrano con gli stessi rituali che si perdono nel tempo.
Attraverso il coinvolgimento e la collaborazione delle Amministrazioni locali, si intende da un lato, rinforzare il patrimonio tradizionale e culturale, tenendo vive le radici identitarie, dall'altro, promuoverlo all'esterno.

L' "ISOLA CHE DANZA" coinvolge 166 Paesi della Sardegna: 80 per "I fuochi di Sant'Antonio", 41 per i "Carnevali", 45 per i "Riti della Settimana Santa e della Pasqua".

La Sardegna custodisce e valorizza avvenimenti che si tramandano da secoli e guarda alle sue tradizioni mantenendo intatto il senso profondo di sacralità e identità. Quell' "identità" che altrove si è persa, in Sardegna è ancora fortemente radicata nella vita dei suoi abitanti e riaffiora con le sue celebrazioni e le sue feste, rimandando l'ospite ad una dimensione lontana e arcaica che affascina e coinvolge, diventando l’occasione per conoscere l’ "altra Sardegna" che, con le sue suggestioni, colori e suoni, regala al visitatore infinite emozioni.
"L'ISOLA CHE DANZA" prende il via ogni anno con i Fuochi di Sant'Antonio, (chiamati in lingua sarda "Sos focos" o "Sas Tuvas"), il 16 Gennaio, un fuoco che non spaventa perché domato e non porta sventura, illumina le tenebre, riscalda gli animi, diventa occasione di unione ma soprattutto danza e, a seconda di come la si fa, permette di trarre presagi ed auspici.
La leggenda vorrebbe che, quando ancora l'uomo non conosceva il fuoco, l'Isola fu investita da temperature glaciali e Sant'Antonio, pietosamente, discese negli inferi per rubare con l'inganno il fuoco nascondendolo all'interno del suo bastone cavo. Una volta tornato tra gli uomini, lo elargì a scintille (ischintziddas), facendole erompere dal cuore (dae su coro), del suo vincastro diffondendo luce e calore sulla terra.
(Il vincastro è un ramo di salice da vimini utilizzato principalmente dal pastore per guidare il gregge, ma anche per allontanare dalle pecore animali come cani randagi o lupi. Il salice da vimini è detto anche vinco, da cui vincastro per l'aggiunta del suffisso peggiorativo ”astro”).
Spenti gli spettacolari falò in onore di Sant'Antonio Abate, che coinvolgono ogni anno circa 80 Comuni, riuniti sotto il brand coniato appositamente dalla Regione Sardegna "Scintille dal Cuore" ("Schintziddas dae su coro"), l'Isola torna ad animarsi con il Carnevale, con i Carnevali. La celebrazione dei Fuochi accompagna il Carnevale tradizionale con le maschere che fanno la loro prima comparsa, ed inizia, così, la seconda tappa dell' "ISOLA CHE DANZA".

L'ISOLA CHE DANZA vuole valorizzare le 3 tipologie del Carnevale in Sardegna:
  • maschera tradizionale;
  • a cavallo;
  • allegorico.

Il Carnevale in Sardegna (dal Giovedì Grasso, il 27 Febbraio, al Martedì Grasso, il 4 Marzo 2014) è l’unica festa in calendario non collegata alla liturgia cattolica, una festa dalle evidenti funzioni sociali, che utilizza i moduli della finzione teatrale (maschere, travestimenti, satira, pantomima grottesca) per ribaltare forme, ruoli e gerarchie della normalità quotidiana.
Si conclude il mercoledì delle Ceneri.
Ogni comunità isolana (circa 40) celebra "Su Carrasecare", il Carnevale, secondo i propri codici, vocazioni e particolarità. Identità e passione, tradizione e fascino, forza e mistero, sono gli elementi comuni e, nel contempo, i segni che contraddistinguono una festa che affonda le radici sino nell'età nuragica.
Vivere il Carnevale in Sardegna è un'esperienza unica per la varietà e le emozioni che regala.
Dalle gioiose sfilate dei carri allegorici che con infinità di coriandoli e stelle filanti riscaldano le fredde giornate invernali e dal goliardico teatro popolare dove la trasgressione diventa la regola, si passa al Carnevale antico, più autentico e tradizionale, che sopravvive all’interno dell’Isola.
Il rito che si rappresenta risale a tempi antichissimi e ruota intorno al concetto di morte e rinascita, danze propiziatorie e, più in generale, al culto di Dioniso. Rimangono la gestualità, il ritmo e le rappresentazioni antropomorfe e zoomorfe sottoforma di capro, toro, cervo, cinghiale.
I carnevali tradizionali richiamano questo culto e si differenziano da un paese all’altro perché ciascuno ha conservato diversi significati e valori identitari della rappresentazione.
Il Carnevale – "Su Carrasecare", tradotto alla lettera vuol dire: "carne viva da tagliare".
Palese il richiamo al paganesimo che la Chiesa nascente condannava, esortando i neo convertiti a non compiere riti e sacrifici crudeli al finir dell'inverno.
Nonostante il passare degli anni sono vive tuttora le tracce di quell'antica memoria. Gesti, movenze, costumi, maschere di legno intagliato, sonagli pesanti, costumi di pelli carichi di campanacci e di ossi animali danno vita a danze simboliche che rievocano riti ancestrali di morte e rinascita, che trovano in Barbagia la loro espressione più significativa.
Nel cuore della Sardegna il Carnevale ha mantenuto un sapore antico. Mamuthones e Issohadores a Mamoiada, Thurpos a Orotelli, Boes e Merdules a Ottana, Mamutzones e Urtzu a Samugheo, sono solo alcune delle maschere più rappresentative. Osservare significa immergersi nella memoria storica di questi territori perpetuata in maniera diversa da paese a paese.

La festa conserva spesso il ricordo di riti arcaici di fine d’anno, quest’ultimo rappresentato da un re/regina (Re Giorgio di Tempio Pausania) o da un fantoccio di pezza che viene processato, condannato al rogo e pianto con un ridicolo lamento funebre (Gioldzi a Bosa e nel nord Sardegna, Maimone in Ogliastra, Cancioffali a Cagliari, ed altri ancora).
Maschere mute d’antica origine caratterizzano invece il Carnevale dei centri barbaricini di Mamoiada (Mamuthones e Issohadores), Ottana (Boes e Merdules) e Orotelli (Sos thurpos), mentre, soprattutto nell’Oristanese, le esibizioni equestri costituiscono il fulcro della festa (Sartiglia di Oristano, Sa carrela ‘e nanti di Santulussurgiu, Sa corsa a sa pudda di Ghilarza). I festeggiamenti sono accompagnati dalla distribuzione di fave con lardo, frittelle (zeppole) e abbondante vino.
C'è un altro Carnevale emozionante in Sardegna. Quello vibrante e adrenalinico dei cavalli e dei cavalieri che, con il volto mascherato e con indosso un costume tradizionale, devono mostrare grande abilità, valore e coraggio a cavallo, sfidandosi in corse temerarie e spettacolari lungo le vie della città o dei paesi. Brividi e stupore assalgono lo spettatore nel vedere le giostre equestri e le pariglie, anche di tre o più cavalieri affiancati, percorrere al galoppo angusti percorsi.
Assistere ai carnevali equestri significa far parte di uno spettacolo coinvolgente, ricco di fascino e di suggestioni indimenticabili.
La più conosciuta, "Sa Sartiglia" - "La Sartiglia", ad Oristano, pare abbia avuto origine da riti propiziatori che si perdono nel tempo.

Ed infine, la tradizione carnevalesca si sposta dalle rappresentazioni legate al mondo agro-pastorale ai festeggiamenti ed alle rassegne animate da carri allegorici e pantomime popolari.
Tra questi non si può non citare il Carnevale di Tempio Pausania, "Lu Carrasciali Timpièsu", uno dei più antichi ed affollati della Sardegna.
Le prime testimonianze scritte risalgono al 1800, trae origine dalla cosidetta civiltà dello stazzo ed il Carnevale era il momento durante il quale i contadini ed i pastori potevano integrarsi con i signorotti della borghesia e della nobiltà cittadina.
La citazione più datata del Carnevale di Tempio si ritrova nel dizionario storico geografico del “Regno di Sardegna” di Goffredo Casalis, pubblicato nella prima metà dell'800.
Testimonianze si trovano anche negli autorevoli scritti del Prof. Manlio Brigaglia..


SETTIMANA SANTA.
Dal 13 al 21 Aprile, con la ricorrenza della Quaresima e della Pasqua, sarà il turno del terzo evento dell’ISOLA CHE DANZA 2014. I Riti della Settimana Santa (‘Sa Chida Santa’) animeranno la Sardegna con atmosfere intrise di intensa e profonda spiritualità e solenne contemplazione.
Nell'arco della Settimana di Pasqua sarà possibile percorrere un intenso itinerario spirituale attraverso vari centri isolani, dove scoprire vere e proprie "tavolozze" di fede e colore.
Dalla Domenica delle Palme al giorno di Pasqua, ogni giorno "Santo" è dedicato a Processioni, Liturgie, cori, costumi, in 45 Comuni coinvolti nell'evento.




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